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Farina News. Tutte le notizie più curiose dal mondo della Farina.

1. L’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino ha scoperto il modo per “ingannare” la celiachia. Come? Individuando il modo per nascondere all’organismo le tossine contenute nel glutine.

«Un’alterata risposta infiammatoria verso il glutine – spiega Mauro Rossi, ricercatore senior del Cnr – è alla base della patologia celiaca. La strategia innovativa sviluppata dal nostro Istituto di Scienze dell’Alimentazione consiste in un trattamento enzimatico “food grade” effettuabile direttamente sulle farine o semole di grano in grado di mascherare le sequenze tossiche del glutine».

Lo studio promette di mantenere inalterate le proprietà organolettiche due cibi.

(Fonte: sito web CNR di Avellino)

2. Toscana, culla della farina più antica del mondo.

A metà degli anni Novanta nel Mugello gli archeologi ritrovarono una macina di pietra e un pestello. Il reperto non venne lavato e fu così possibili sottoporlo ad analisi più approfondite. L’analisi al microscopio elettronico rivelò la presenza sulla superficie di tracce di amido che furono datate, con il metodo del radiocarbonio, a 30 mila anni fa. Recentemente, grazie agli studi condotti dal Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Firenze, è stato possibile identificare amidi di varie piante, in particolare di tifa, una piante palustre molto comune.

Dopo questa la scoperta gli studiosi hanno provato a cucinare delle gallette con la farina di tifa. Hanno raccolto dei rizomi, li hanno fatti seccare e poi macinati. Con la farina hanno impastato delle semplici gallette, che sono state poi cotte su un focolare simile a quello trovato nel sito di Bilancino.

Le responsabili dello studio, Biancamaria Aranguren della Soprintendenza Archeologica della Toscana e Anna Revedin dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, hanno spiegato che “per la prima volta, Homo sapiensaveva a disposizione un prodotto elaborato facilmente conservabile e trasportabile, ad alto contenuto energetico perché ricco di carboidrati complessi, che permetteva una grande autonomia soprattutto in momenti critici dal punto di vista climatico e ambientale”.

Si è sempre creduto, infatti, che gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore fossero essenzialmente carnivori. “La scoperta di Bilancino rappresenta, invece, la prima e più antica testimonianza diretta non solo dell’uso alimentare delle piante ma soprattutto di una vera e propria ‘ricetta’ per la preparazione di un cibo di origine vegetale”, ha commentato Anna Revedin. La ricerca dimostra inoltre che l’abilità di ricavare delle farine era già ben presente in Toscana, migliaia di anni prima della nascita dell’agricoltura e dell’uso delle farine di cereali documentate a partire dal Neolitico in Medio Oriente.

(Fonte sito web National Geographic)

3. Pane nero al carbone vegetale: non si può chiamare “pane” poiché non è una tradizione consolidata ma appartiene alla categoria del “novel food; inoltre il carbone è usato solo come colorante per uso estetico e non conferisce proprietà benefiche al prodotto.

Il fashion food per eccellenza di questo periodo viene “stroncato” dal Ministero della Salute con una nota del 22 dicembre 2015. Pane nero sì ma solo per moda, non per benessere e salute.

(Fonte Sole 24Ore)

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